Stanze Snoezelen: la progettazione
Multi sensory Environments
Questo è il primo articolo, di una lunga serie, della rubrica “non solo snoezelen room“. In questa rubrica parleremo della progettazione delle Snoezelen room e di come questi concetti possano essere estesi ad altri contesti come quello dei giardini sensoriali oppure quello delle piscine Snoezelen.
Di seguito quindi una breve introduzione agli ambienti multisensoriali, conosciuti sotto l’acronimo inglese MSE (Multi Sensory Environment) oppure sotto il nome di Snoezelen room. Saranno presenti anche delle immagini che spiegheranno i passaggi fondamentali della progettazione di spazi multisensoriali.
“In questo centro si respira un’aria diffusa di plurisensorialità”
Commento quanto mai appropriato quello di un terapista inglese. Questi spiegava come questo obiettivo fosse da loro stato raggiunto attraverso ambientazioni e occasioni plurisensoriali distribuite lungo un percorso snoezelen. Questo si articolava dall’ingresso in corridoi e zone di attesa per toccare i bagni assistiti ed arrivare alle stanze snoezelen.
Ma cos’è lo Snoezelen? Una risposta esauriente a questa domanda sarebbe molto lunga ma partiamo dal significato. Snoezelen (www.snoezelen.it), sintesi di due verbi olandesi che esprimono stimolazione (odorare) e rilassamento (appisolarsi). Queste vengono fuse in una parola che indica un movimento leggero tra due stati emotivi. Ciò trova la sua più completa espressione nella snoezelen room, luoghi felici che sorprendono, attirano, generano emozioni attraverso un mix sapiente e personalizzato di luci immersive, vibro-musiche, aromi, sensazioni tattili ed interattive.
Luoghi di comunicazione non verbale, di sguardi e sorrisi, dove esperienze piacevoli sono condivise con operatori e caregivers. Tutto ciò a partire da scelte semplici ma importanti per chi, nella nebbia della propria disabilità intellettiva, ha spesso poche occasioni per sentirsi protagonista almeno in piccole occasioni delle proprie giornate.
Vita e soprattutto qualità di vita, ciò che attraverso un processo attento di participatory design si cerca di infondere nell’articolazione spazio-temporale dei centri per persone disabili, giovani o anziane che siano.
Vita fatta di incontri anche con la natura. Incontri che i percorsi interni preparano soprattutto quando difficoltà psico-fisiche o periodi climatici avversi rendono difficile lo stare all’aperto.
Vita fatta di incontri soprattutto con le persone, ove una ritrovata calma o interessi verso il mondo circostante possono fare la differenza tra il sentirsi soli o ritrovare compagni di cammino.